La selezione dei prodotti che trovi nel catalogo de La Bottega Dell’Armonica non è casuale: ci impegniamo, infatti, a selezionare strumenti, parti e accessori che noi stessi utilizziamo, utilizzeremmo o abbiamo utilizzato nei 25 e più anni di esperienza, singolarmente, che mettiamo a tua disposizione.
“Ogni scarrafone è bell’a mamma soja” diceva il grande Pino Daniele e questo si applica a ogni settore della vita, compresi gli strumenti musicali e, a volte, anche gli stessi marchi cadono in questo insidioso tranello.
Vediamo modelli nuovi e già datati essere proposti come novità, innovazione, strumento ideale o definitivo.
Noi ci prendiamo la responsabilità di trovarli, anche da canali indipendenti, testarli e valutarne l’oggettiva validità. Solo a quel punto, sicuri di ciò che abbiamo provato a fondo, decidiamo se valga la pena proporti o meno uno specifico prodotto. A prescindere da ciò che marchi o distributori o endorser dichiarano.
“Facile come suonare un Blues!”
Apparso tra le descrizioni delle armoniche in un post di vendita
Tutto questo perché siamo passati anche noi, per primi, attraverso le parole seducenti dei vari marchi e di conseguenza dei rivenditori che, in buona fede e a causa della loro inesperienza nel mondo dell’armonica, ripetevano ciò che distributori a loro volta suggerivano.
Infatti nel catalogo de La Bottega Dell’Armonica trovi solamente prodotti testati da armonicisti e che abbiano un corretto rapporto qualità prezzo. Sui prodotti più specifici o “delicati”, preferiamo che ci contatti per fornirti l’assistenza più specifica possibile.
Video Recensioni
Con il tempo stiamo costruendo un catalogo di videorecensioni sempre più ampio che si pone di evidenziare i pregi di ciascuna armonica e indicarne i difetti solo se davvero gravi o limitanti nella vita dell’armonicista, evitando ogni bias personale. Questo per darti un servizio specifico e costante che ti possa aiutare nella scelta di ciò che selezioniamo per te.
La nostra idea e il nostro progetto sono quelli di avere una playlist per ogni categoria dove parliamo delle armoniche, degli accessori, di amplificatori, microfoni ed effetti. Per fornirti una forma di consulenza video per aiutarti nel trovare la tua armonica, il tuo suono.
Facciamo di tutto per mantenere i prezzi più bassi possibile, tuttavia ci sono diversi fattori che non sempre rendono facile il compito. Specialmente in questo periodo storico.
Preferiamo dire le cose come stanno, pensare ad offerte specifiche, creare qualcosa di unico. Cerchiamo di essere trasparenti e di offrire il meglio al miglior prezzo, ci pensiamo sempre perché siamo armonicisti anche noi e capiamo cosa voglia dire muoversi nel mondo dell’armonica.
Facciamo di tutto per fornirti la massima assistenza, anche nel caso di problemi.
Scelta
Un’altra delle cose che ci sta a cuore è darti la più ampia scelta e varietà possibile, senza compromettere la disponibilità più immediata possibile dei prodotti e la loro qualità.
Un esempio pratico e recente è stato l’aumento del catalogo delle valvole, in un periodo dove trovare prodotti di questo tipo, a causa della crisi Ucraina e dei colpi di coda del Covid, diventa sempre più difficile.
Oltre a questo, siamo sempre alla ricerca di prodotti particolari ed interessanti. Un esempio? Le francesi Arkia e Yonberg
L’impedenza è uno dei primissimi fattori che un armonicista guarda in un microfono, ma siamo sicuri che sia davvero capita? In questo articolo facciamo un po’ di chiarezza. Senza giri di parole, senza misteri. Per farti acquistare in sicurezza.
Per definizione, l’impedenza è “resistenza a un segnale di corrente alternata”. Nel nostro caso è il segnale del microfono che usiamo che altro non è che un’immagine elettrica del nostro suono. In realtà, tutto ciò che conta è la “potenza”, tuttavia possiamo avere la stessa “potenza” con bassa tensione (Volt) e tanta intensità di corrente (Ampere) o con alta tensione e bassa intensità di corrente. L’impedenza, essendo a tutti gli effetti una resistenza, si misura in Ohm (simbolo Ω).
Nella pratica dobbiamo avere un carico di segnale con il quale nutrire l’amplificatore che sia quello che il nostro amplificatore si aspetta, in modo da far funzionare al massimo delle possibilità entrambi.
Un esempio pratico è quando colleghiamo un microfono con elemento ceramico o cristallo che di norma ha un’uscita a 5MΩ (5 Mega Ohm) ad un amplificatore per chitarra che, di solito, si aspetta un’impedenza di 50KΩ (0,05 Mega Ohm). Il risultato è un suono sottile, senza bassi. Insomma senza tono. Questo perché le due impedenze non sono lontanamente corrispondenti.
Nel mondo dei microfoni abbiamo principalmente due gruppi: quelli a bassa impedenza e quelli ad alta impedenza. I primi sono i microfoni che usiamo normalmente per cantare (e di tecnologia più recente), vengono collegati all’impianto voce e permettono di essere collegati a cavi molto lunghi senza perdita di segnale o ronzii.
I microfoni ad alta impedenza, invece, sono microfoni che normalmente hanno un’uscita con connettore Switchcraft (dove inserire un cavo da chitarra e poi collegarlo all’ampli) oppure direttamente con un cavo che finisce con un connettore chiamato “jack” (che misura 1/4 di pollice) che viene collegato direttamente all’amplificatore.
I microfoni “bullet” o a “fanale di bicicletta” più popolari e diffusi sono ad alta impedenza.
Quindi basta solo un’alta impedenza per il suono che voglio?
La risposta è dipende.
Esistono, come abbiamo visto microfoni ad alta e bassa impedenza. Ma esistono anche microfoni a doppia impedenza (il 545 della Shure ne è un esempio: c’è un selettore interno che permette di cambiare l’impedenza di uscita) e microfoni a media impedenza. Un microfono ad alta impedenza (come spesso si vede su Ebay, nelle foto dei vari venditori) non significa che quello specifico microfono suonerà bene. Significa solo che ha un segnale di uscita alto. Ma non ci darà caratteristiche sonore del microfono che, ipoteticamente, potrebbe non avere quel mordente che cerchiamo o quei bassi che vorremmo.
Per collocare le impedenze, diciamo che a grandi linee tutto ciò che sta intorno ai 1000 Ω è alta impedenza, 50-100 Ω è bassa impedenza e ciò che sta nel mezzo è media impedenza.
Alta impedenza non significa necessariamente un microfono che va bene ovunque: se usiamo un microfono ad alta impedenza su un amplificatore piccolino (magari un 5 Watt), questo distorcerà immediatamente, prima di portarlo ad un volume apprezzabile.
Come mai?
Qui entra in gioco l’headroom.
L’headroom è un termine che si usa spesso quando si parla di amplificatori, ma è stato preso dal mondo delle automobili: è lo spazio che c’è tra la testa del guidatore e il cielo dell’automobile. Negli amplificatori è il volume fino al quale l’ampli suona pulito e oltre il quale inizia a “crunchare” o, se preferiamo, a saturare o distorcere.
Maggiore è l’headroom più alto sarà il volume che l’amplificatore sparerà prima di raggiungere il suono saturo che normalmente cerchiamo. Ampli con wattaggio più grande hanno maggiore headroom, ampli con wattaggio più piccolo hanno minore headroom.
Da qui capiamo immediatamente come ampli e microfono (o headroom e impedenza) lavorino in maniera simbiotica e che non ci sia una sola risposta per tutte le esigenze.
Il suggerimento che ci sentiamo di darti è quello di acquistare prima il microfono che soddisfa le tue esigenze e poi andare a caccia dell’amplificatore che faccia al caso tuo. Spenderai meno e potrai portare con te il microfono se vorrai testare degli amplificatori.
Ma se il mio microfono non ha l’impedenza giusta per quell’amplificatore?
La soluzione è ad oggi molto semplice. Si acquista un convertitore di impedenza.
Nel caso ci serva trasformare un microfono a bassa impedenza in uno in alta, basta acquistare uno spinotto come questo qui sotto: prevedere di essere collegato tra il cavo XLR (o canon) del tuo mic e l’amplificatore.
Nel caso dovessimo, invece, collegare un’alta impedenza ad un ingresso a bassa impedenza, dovremo usare una D.I. Box.
Ultime considerazioni
I microfoni e gli amplificatori funzionano meglio con determinati livelli di carico o di drive, rispettivamente. Per questo è importante “abbinare” l’impedenza del microfono all’impedenza del dispositivo a cui è collegato: un amplificatore, un pedale, un trasmettitore wireless…
I trasformatori di impedenza sono dispositivi semplici che possono “abbinare” un microfono a bassa impedenza ad un carico ad alta impedenza, o viceversa. A causa dei sessi dei connettori coinvolti, i dispositivi che collegare microfoni a bassa impedenza ad alta gli ingressi di impedenza sono generalmente indicati come Trasformatori di Impedenza, mentre dispositivi che collegano microfoni ad alta impedenza ad ingressi a bassa impedenza sono indicati come “D.I Box (D.I. sta per Direct Input “Ingresso diretto”)”.
I sistemi a bassa impedenza sono arrivati più tardi di quelli ad alta impedenza e sono stati sviluppati per poter usare cavi molto più lunghi e respingono meglio il rumore (come il ronzio) che è tipico di un cavo.
Non vi è alcuna differenza nel tono e nella resistenza al feedback tra microfoni ad alta o bassa impedenza.
I microfoni a bassa impedenza sono quasi sempre cablati con connettori “XLR” come standard mondiale del settore.
Per i dispositivi ad alta impedenza vengono utilizzati diversi tipi di connettori, incluso l’XLR, tuttavia, quando si utilizza XLR, il cablaggio del cavo è diverso da quelli in bassa impedenza. Mescolare cavi e microfoni a bassa e alta impedenza solo perché possono essere collegati insieme può portare a scarse prestazioni.
Non c’è niente di sbagliato nel collegare un microfono ad alta impedenza con un connettore XLR a un carico ad alta impedenza (come un amplificatore) con un cavo che ha XLR a un’estremità e jack all’altra. C’è qualcosa di sbagliato, tuttavia, nell’usare lo stesso cavo per collegare un microfono a bassa impedenza all’amplificatore. Innanzitutto, c’è una mancata corrispondenza di impedenza e nessuno dei due funzioneranno come potrebbero.
Speriamo di averti chiarito ogni dubbio e, come sempre, siamo a tua disposizione. Basta contattarci
Da quando esistono sia amplificatori a valvole che amplificatori a transistor, i musicisti hanno valutato i pro e i contro di ciascuno per cercare di decidere quale opzione sia migliore. Naturalmente, la risposta non è netta e ciò che è giusto per uno potrebbe non esserlo per un altro.
Una volta, gli amplificatori a valvole erano l’unico mezzo adeguato per amplificare il proprio segnale. Gli amplificatori a transistor, o stato solido, sono nati negli anni ’60 e sono diventati popolari negli anni ’70. Sono più leggeri ed economici della loro controparte a valvole e il loro suono rimane più pulito a volumi più alti. Tuttavia, grazie all’overdrive e alla loro compressione naturali, gli amplificatori a valvole hanno continuato a esercitare molto fascino su molti musicisti e lo fanno ancora oggi.
Quali sono le principali differenze tra amplificatori a valvole e amplificatori a stato solido?
Prima di confrontare amplificatori a valvole e amplificatori a stato solido, vediamo come funziona ogni tipo. In un amplificatore a valvole, le valvole vengono utilizzate sia nella sezione del preamplificatore che in quella del finale di potenza per aumentare il segnale.
Quando viene inviato più segnale all’amplificatore tramite le manopole del guadagno o del volume, le valvole vengono caricate di più e più elettroni scorrono attraverso le valvole, provocando una distorsione armonica.
Gli amplificatori a valvole richiedono anche un trasformatore per aiutare a pilotare l’altoparlante.
In un amplificatore a stato solido, le valvole sono sostituite con transistor che reagiscono in modo diverso.
Negli amplificatori con emulatori, ci sono dei processori digitali vengono utilizzati per emulare la funzione e la risposta degli amplificatori a valvole.
Amplificatori a valvole vs amplificatori a stato solido: tono
Probabilmente il fattore più importante con qualsiasi amplificatore è il suo tono. I diversi componenti utilizzati negli amplificatori a valvole e a stato solido portano a caratteristiche tonali diverse che li rendono perfetti per alcuni musicisti ma non per altri.
Gli amplificatori a valvole tendono a suonare un po’ più caldi. Quando vengono spinte, le valvole aggiungono armoniche pari in modo uniforme che i nostri orecchi considerano musicali e piacevoli.
Aumentando il volume o il guadagno su un amplificatore a valvole, si ottiene una distorsione armonica e una compressione naturale. Questo accade sia nella sezione del preamplificatore che di quella dell’amplificatore di potenza, il che significa che aumentando il volume su un amplificatore a valvole, si inizia ad ottenere una distorsione naturale.
Diversi amplificatori e valvole otterranno la distorsione in modi diversi, ne discuteremo più avanti.
Gli amplificatori a stato solido di solito hanno un margine più pulito, quindi, a meno che non si stia impostando di proposito il guadagno, il tono rimarrà pulito anche quando il volume è alto.
Mentre alcuni musicisti affermano che gli amplificatori a stato solido possono suonare un po’ metallici o aspri, ma è importante notare che molti prodotti moderni hanno fatto molta strada rispetto al passato. È vero che il suono della maggior parte dei dischi rock e blues è stato definito dal calore naturale, dal crunch e dalla compressione degli amplificatori a valvole e la maggior parte delle volte è ciò che i musicisti vogliono è ciò di cui molti di noi si sono innamorati negli ultimi 60 anni e passa. Tuttavia, alcuni vogliono un amplificatore che rimanga pulito a qualsiasi volume: molti jazzisti, ad esempio, optano per amplificatori a stato solido perché significa che gli sarà garantito un suono chiaro e pulito anche quando suonano ad alto volume in luoghi più grandi.
Il Roland Jazz Chorus ne è un ottimo esempio.
Per quanto riguarda le valvole, marche diverse utilizzano spesso valvole diverse nelle sezioni di potenza dei loro amplificatori, che producono tutte caratteristiche leggermente diverse. Mentre le valvole più popolari per la sezione del preamplificatore sono le 12AX7 o 12AT7. Molte delle associazioni che facciamo con alcune compagnie di amplificatori derivano dalle diverse valvole di potenza che usano.
Le EL34 sono spesso associate ad amplificatori britannici (cioè quelli prodotti da Marshall), mentre le valvole 6L6 sono associate ad amplificatori statunitensi (come i modelli della gamma Fender).
Gli amplificatori a valvole aggiungono una compressione naturale man mano che aumenta il segnale che li attraversa. Questo fa sì che le note suonino in modo diverso mentre applichi dinamica: c’è una maggiore compressione quando si spinge di più e saranno più cristalline quando si usa un attacco più morbido. La compressione aggiunta naturalmente da un amplificatore a valvole di solito consente di suonare in modo più espressivo e maggiore dinamica.
La maggior parte degli amplificatori a stato solido non comprimono affatto, indipendentemente da quanto alto sia il volume. Nessuno dei due è migliore, spesso è questione di preferenza.
Amplificatori a valvole vs amplificatori a stato solido: praticità
Quando si osservano le differenze tra amplificatori a valvole e amplificatori a stato solido, è importante considerare quanto siano pratici.
Se, come discusso sopra, c’è più espressività data oltre un certo volume di un amplificatore valvolare, allora non sarà doveroso suonarlo a volumi alti? In sostanza, sì, specialmente su un amplificatore a valvole con molti watt senza attenuazione.
Molti degli amplificatori a valvole che sono ancora popolari ora sono stati progettati per riempire i locali senza essere microfonati attraverso un impianto. Al giorno d’oggi, gli amplificatori non hanno bisogno di volumi così alti, quindi alzare il volume su un amplificatore a valvole da 100 W è impraticabile in quasi tutte le situazioni. Suonando in grandi locali o nei festival, magari si può fare; tuttavia, ma in un bar con un Plexi a palla, è sostanzialmente impossibile.
Con un amplificatore a stato solido, si ottiene lo stesso tono a qualsiasi volume, basta regolare questo in base alla stanza in cui ci si trova.
Tuttavia, gli amplificatori a valvole sono entrati in gioco dagli anni ’60 e non tutti sono ad alta potenza. Molti amplificatori a valvole moderni danno la possibilità di passare a un wattaggio inferiore, un maggior wattaggio permette di mantenere un suono pulito a volumi più alti. A casa si può creare un overdrive valvolare naturale, impostandolo sulla potenza più bassa e alzando il volume per far cantare le valvole. Sarà considerevolmente più gestibile, anche se il volume si farà sentire.
Usando un amplificatore a stato solido, si può farlo funzionare a tutto volume o impostarlo a poco meno di uno: ci sarà comunque lo stesso tono.
Vale anche la pena notare qui che, la maggior parte delle volte, un amplificatore a valvole da 50 W sarà probabilmente in grado di pompare più volume di un amplificatore a stato solido da 50 W.
C’è anche il problema della fragilità delle valvole. Dopotutto sono piccoli pezzi di vetro e metallo, il che significa che possono rompersi facilmente se cadono. Detto questo, fintanto che ci si prende cura del proprio amplificatore e si evitano urti durante viaggi in auto o in furgone, non ci saranno troppe preoccupazioni.
Fender Bassman: l’amplificatore valvolare usato per l’armonica più conosciuto
Amplificatori a valvole vs amplificatori a stato solido: peso
In generale, gli amplificatori a valvole sono più pesanti degli amplificatori a stato solido. Ciò è in gran parte dovuto ai trasformatori montati tra l’amplificatore di potenza e l’altoparlante. Se l’amplificatore resta fermo in un posto, non è un fattore chiave. Tuttavia, se si ha intenzione di spostarlo da casa alla sala prove o al luogo del concerto, allora è una considerazione da non trascurare.
Amplificatori a valvole vs amplificatori a stato solido: Costo
Anche in questo caso, ci sono delle eccezioni, ma gli amplificatori a valvole tendono ad essere più costosi degli amplificatori a stato solido. Un decente amplificatore a stato solido per iniziare a suonare amplificato costa tra i 100 e i 200 Euro (l’Orange Crush 20RT è un ottimo esempio), mentre il punto di partenza per un buon amplificatore a valvole è intorno ai 400.
Orange Crush 20RT – ottimo transistor per chi vuole iniziare ad un prezzo imbattibile
Amplificatori a valvole vs amplificatori a stato solido: caratteristiche
Ogni amplificatore è diverso, ma è più probabile che ci sia un numero maggiore di funzioni su un amplificatore a stato solido e per meno soldi. Gli amplificatori a stato solido, regalano un’ampia gamma di suoni di amplificatori.
Si riesce ad ottenere un’approssimazione del suono di un amplificatore Fender, così come la saturazione ad alto guadagno di un amplificatore più dal sapore metal – e tutto ciò che sta nel mezzo – con un amplificatore che offre gli emulatori.
È più probabile la presenta degli effetti integrati negli amplificatori a stato solido. Molti modelli includono una serie di effetti diversi, dalle modulazioni alle ottave e oltre, risparmiando denaro sui pedali effetto. Potrebbero esserci alcune eccezioni, ma la maggior parte delle volte in un amplificatore a valvole sono incorporati il riverbero e/o il tremolo.
Molti amplificatori con emulazione più recenti possono anche essere aggiornati a casa: basta collegare l’amplificatore al computer tramite USB per scaricare gli ultimi suoni, preset, ecc.
Detto questo, i nuovi amplificatori a valvole stanno iniziando ad aggiungere funzionalità come l’uscita DI, che può essere utilizzata sia dal vivo che per la registrazione. Alcuni hanno persino un’uscita USB per la registrazione diretta con emulazione degli altoparlanti.
Amplificatori a valvole vs amplificatori a stato solido: manutenzione
Gli amplificatori a valvole richiedono un po’ più di manutenzione rispetto agli amplificatori a stato solido. Le valvole non durano per sempre e lo si può notare perché l’amplificatore perde gradualmente definizione o presenta un rumore di fondo indesiderato.
La frequenza con cui sostituire le valvole dipende dalla frequenza dell’uso dell’amplificatore e a quale volume viene suonato. Se ogni giorno e ad alti livelli di rumore, le valvole si consumeranno più velocemente rispetto all’uso di un paio di volte alla settimana, a volume da camera da letto.
Gli amplificatori a stato solido non hanno davvero bisogno di manutenzione, ma è bene prendersene cura come con qualsiasi attrezzatura! Per entrambi i tipi di amplificatori, si consiglia di utilizzare una copertura antipolvere quando non li si utilizza.
Come saprai siamo sempre a lavoro per offrirti il meglio a condizioni ottimali. Per quanto ci riguarda una realtà è viva se è sempre in movimento.
Abbiamo aperto con tre marchi di armoniche: la affidabilissima Seydel (che possiamo definire la Rolls Royce delle armoniche), la famosa Hohner (che storicamente ha saputo diventare un marchio importantissimo) e la francese Yonberg (con le sue idee innovative e rivoluzionarie sullo strumento).
Non vogliamo ignorare, mai, le altre importantissime realtà e marchi che ci sono sul mercato. Sappiamo che ogni armonicista ha le sue preferenze. Cerchiamo di essere attentissimi alle novità o ai marchi di armoniche che si sono guadagnati un posto importantissimo sul panorama mondiale dell’armonica.
Diamo quindi il benvenuto alla casa giapponese Tombo che ci rende disponibili due gruppi fondamentali di strumenti, uno a proprio marchio e uno, forse più famoso, a marchio Lee Oskar, uno dei più importanti armonicisti dei nostri tempi.
Le Armoniche Tombo
A marchio Tombo troviamo tre linee di armoniche: la Ultimo e la Aero Reed, due diatoniche e la cromatica a tre ottave chiamata Unichromatic. Tre armoniche di manifattura giapponese che significa qualità ed affidabilità. Tutti i componenti di queste armoniche sono di altissima qualità e le finiture sono davvero impressionanti. La Tombo (che significa “libellula”, la compagnia è chiamata così perché come la libellula vuole volare sempre in avanti, mai indietro e perché in giappone porta fortuna) lavora a costante contatto con gli armonicisti di tutto il mondo per portare strumenti di qualità sempre maggiore.
Proprio seguendo questa filosofia di collaborazione con gli altri armonicisti, sono nate le armoniche Lee Oskar.
Le Armoniche Lee Oskar
Lee Oskar è un armonicista che ha saputo staccarsi dal Blues e dall’armonica suonata in modo “standard” per creare musica importantissima e gustosissima sullo strumento: insomma è un musicista che suona l’armonica, non un armonicista che prova a fare musica. C’è una grossissima differenza. Con il suo gruppo storico, gli War, ha aperto le porte del Rock-Fusion al nostro strumento.
Chi è già nel mondo dell’armonica da qualche tempo sa il significato di questo marchio. Le Lee Oskar, infatti, sono state le prime armoniche in assoluto a proporre accordature non standard.
Le Lee Oskar hanno prepotentemente (e a buon diritto) conquistato il mercato con accordature come la Melody Maker, la Harmonic Minor e la Natural Minor. Accordature utili per suonare in diversi contesti musicali e che permettono di trovare accordi altrimenti non disponibili in una normale accordatura Richter. Lee Oskar propone la Major Diatonic, se ci serve un’accordatura standard.
Come puoi vedere, con le armoniche Lee Oskar sono disponibili anche i reedplate di ricambio (compresi di viti) e un nuovo reggiarmonica, nel caso ti serva suonare a mani libere.
Le Accordature Lee Oskar
Come avrai capito le accordature delle Lee Oskar Melody Maker, Natural Minor e Harmonica Minor sono diverse dallo standard delle altre armoniche.
Come per gli altri marchi, a fianco della descrizione dell’armonica trovi un link con informazioni aggiuntive che spiega le accordature delle varie marche. Anche per Lee Oskar è così.
Per facilitarti puoi cliccare qui e aprire il PDF informativo che abbiamo redatto per te.
Diamo quindi il benvenuto a Tombo e Lee Oskar, due nuovi marchi disponibili in bottega.
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