Arkia – marchio di armoniche francese che sta diventando tra i più apprezzati tra gli armonicisti di tutto il mondo – ci comunica che ha dovuto sospendere la produzione delle Arkia Origin.
Questa è una situazione temporanea, tuttavia vi invitiamo ad orientarvi sulle meravigliose Arkia Signature, il top della gamma. Anche il modello signature è disponibile con due tipi di materiale per i comb e tre diverse accordature, il settaggio e la componentistica non conoscono eguali e siamo sereni nel suggerirvi questo modello.
Il comunicato di Arkia, tradotto, è il seguente:
Stiamo ricevendo un enorme numero di ordini sia per la ARKIA Origin che per la ARKIA Signature. Nel caso della ARKIA Signature, il processo di produzione ci permette di raccogliere gli ordini e realizzare gli strumenti. Per la ARKIA Origin, non è purtroppo il caso. Abbiamo dovuto prendere una decisione unica, davanti a tre opzioni:
abbassare la qualità di produzione
alzare i prezzi
fermare l’accettazione degli ordini momentaneamente
Abbiamo scelto la terza opzione e ci scusiamo per gli inconvenienti che ciò può causare. La ARKIA Signature è più facile da produrre ed è possibile ancora ordinare (con consegna di almeno otto giorni). Nel frattempo stiamo lavorando ad una modifica del processo di produzione della ARKIA Origin, in modo da poter ricevere quantitativi di ordine più grandi nel futuro. Tutto questo è ovviamente molto incoraggiante per noi e vorremmo cogliere questa opportunità per ringraziarvi per la vostra fiducia ed entusiasmo! Il team ARKIA
Rimane inteso che siamo a vostra disposizione per qualsiasi informazione o domanda.
Nel frattempo vi rimandiamo alla video-recensione dell’ARKIA Signature:
Vi sono mancate le video recensioni della bottega? Ecco qui un nuovo video dove, dopo numerose richieste, abbiamo provato per voi il VHT Special 6, un amplificatore per armonica che ha fatto parlare di sé in maniera piuttosto diffusa tra gli armonicisti di mezzo mondo.
Il motivo è presto detto: si tratta, infatti, di un amplificatore da pochi watt (sei!) che ha un volume incredibile e fa della semplicità il suo punto forte.
Due sole manopole: volume e tono. Due sole valvole: una pre 12AX7 e una finale 6V6.
E una versatilità molto interessante: due ingressi (alta e bassa impedenza), due opzioni per l’uscita (bassa e alta, quindi saturando a volume più basso o più alto) e un controllo volume che, se tirato verso l’alto, aumenta ulteriormente il volume di questo piccolo grande amplificatore.
Una nota aggiuntiva è che il VHT Special 6 è uno degli amplificatori più facili da customizzare che sia in commercio, anche se già come vi arriva a casa è pronto per essere suonato dal vivo immediatamente.
Inoltre, come se tutto ciò non bastasse, è un amplificatore che mangia i microfoni: provato con uno Shure SM57 e con un prototipo di bullet che La Bottega Dell’Armonica sta realizzando (e che sarà disponibile nel 2024), l’amplificatore è riuscito a stupirci nella timbrica, nel volume e nella facilità d’uso.
Non ci credete? Date un occhiata al video:
Il VHT Special 6 arriva in due versioni, il combo e il combo ultra. Per vedere le differenze, basta cliccare su una delle due versioni qui sotto:
Siamo felici di annunciare una nuova partnership con DHL che inizia ufficialmente con il 2023.
Ci teniamo a farti avere i tuoi strumenti in tempo, a fare in modo che tu possa tenere sotto controllo le tue spedizioni e che non ci siano sorprese in termini di date di consegna. Per questo, dopo mesi e mesi di attenti test, abbiamo selezionato il migliore: DHL.
Con DHL siamo sicuri di poter soddisfare ogni ordine, ogni logistica e ogni richiesta in tempo, con precisione e con assoluta efficacia.
Questo perché la nostra partnership ci permette di avere con te, nostro collega e cliente, una comunicazione efficace via email su ciò che sta succedendo ai tuoi acquisti!
Ricevi una mail quando il pacco viene ritirato e spedito: questo significa sapere quando arriverà.
Ricevi un promemoria quando il pacco sta per arrivare: questo significa organizzarsi per riceverlo in maniera comoda e senza soprese.
La spedizione viene trattata con rispetto e la data di consegna è precisa.
Oltre a tutto ciò, accedendo alla tua area cliente puoi monitorare il tracciamento del tuo ordine cliccandoci direttamente sopra. Non dovrai visitare altri siti inserendo codici di spedizione o altro: basta un click.
Insomma, un bell’inizio del 2023 grazie alla partnership “La Bottega Dell’Armonica e DHL”, no?
La selezione dei prodotti che trovi nel catalogo de La Bottega Dell’Armonica non è casuale: ci impegniamo, infatti, a selezionare strumenti, parti e accessori che noi stessi utilizziamo, utilizzeremmo o abbiamo utilizzato nei 25 e più anni di esperienza, singolarmente, che mettiamo a tua disposizione.
“Ogni scarrafone è bell’a mamma soja” diceva il grande Pino Daniele e questo si applica a ogni settore della vita, compresi gli strumenti musicali e, a volte, anche gli stessi marchi cadono in questo insidioso tranello.
Vediamo modelli nuovi e già datati essere proposti come novità, innovazione, strumento ideale o definitivo.
Noi ci prendiamo la responsabilità di trovarli, anche da canali indipendenti, testarli e valutarne l’oggettiva validità. Solo a quel punto, sicuri di ciò che abbiamo provato a fondo, decidiamo se valga la pena proporti o meno uno specifico prodotto. A prescindere da ciò che marchi o distributori o endorser dichiarano.
“Facile come suonare un Blues!”
Apparso tra le descrizioni delle armoniche in un post di vendita
Tutto questo perché siamo passati anche noi, per primi, attraverso le parole seducenti dei vari marchi e di conseguenza dei rivenditori che, in buona fede e a causa della loro inesperienza nel mondo dell’armonica, ripetevano ciò che distributori a loro volta suggerivano.
Infatti nel catalogo de La Bottega Dell’Armonica trovi solamente prodotti testati da armonicisti e che abbiano un corretto rapporto qualità prezzo. Sui prodotti più specifici o “delicati”, preferiamo che ci contatti per fornirti l’assistenza più specifica possibile.
Video Recensioni
Con il tempo stiamo costruendo un catalogo di videorecensioni sempre più ampio che si pone di evidenziare i pregi di ciascuna armonica e indicarne i difetti solo se davvero gravi o limitanti nella vita dell’armonicista, evitando ogni bias personale. Questo per darti un servizio specifico e costante che ti possa aiutare nella scelta di ciò che selezioniamo per te.
La nostra idea e il nostro progetto sono quelli di avere una playlist per ogni categoria dove parliamo delle armoniche, degli accessori, di amplificatori, microfoni ed effetti. Per fornirti una forma di consulenza video per aiutarti nel trovare la tua armonica, il tuo suono.
Facciamo di tutto per mantenere i prezzi più bassi possibile, tuttavia ci sono diversi fattori che non sempre rendono facile il compito. Specialmente in questo periodo storico.
Preferiamo dire le cose come stanno, pensare ad offerte specifiche, creare qualcosa di unico. Cerchiamo di essere trasparenti e di offrire il meglio al miglior prezzo, ci pensiamo sempre perché siamo armonicisti anche noi e capiamo cosa voglia dire muoversi nel mondo dell’armonica.
Facciamo di tutto per fornirti la massima assistenza, anche nel caso di problemi.
Scelta
Un’altra delle cose che ci sta a cuore è darti la più ampia scelta e varietà possibile, senza compromettere la disponibilità più immediata possibile dei prodotti e la loro qualità.
Un esempio pratico e recente è stato l’aumento del catalogo delle valvole, in un periodo dove trovare prodotti di questo tipo, a causa della crisi Ucraina e dei colpi di coda del Covid, diventa sempre più difficile.
Oltre a questo, siamo sempre alla ricerca di prodotti particolari ed interessanti. Un esempio? Le francesi Arkia e Yonberg
Christelle Berthon ha iniziato a suonare all’età di 4 anni nella sua città natale di Chateauroux, nel centro della Francia. Suonare il suo registratore insieme a qualsiasi cosa alla radio, comprese le canzoni pop, ha posto le basi per il suo repertorio eclettico, che ora include di tutto, dai concerti di Bach al blues casalingo.
Dopo aver suonato per la prima volta con il famoso gruppo folk francese Malicorne, all’età di 14 anni Christelle ha iniziato sei anni di studi di oboe classico, superando gli esami per le scuole nazionali di Parigi e Lione. All’età di 24 anni, completamente per caso, comprò la sua prima armonica e scoprì che era un gradito diversivo dopo quattro duri anni di studi sull’oboe. Quasi subito si è innamorata di questo strumento. Un giorno decisivo in Irlanda, una signora le offrì un’armonica diatonica, sapendo che Christelle era stata una musicista.
Fino ad allora, la vita aveva obbligato Christelle a smettere di suonare per dodici anni. Tornata in Francia, Christelle si è impegnata a essere la musicista che doveva essere, esercitandosi fino a otto ore al giorno.
Per condividere il suo lavoro con le persone, ha aperto il suo ormai famoso canale YouTube e finora ha raccolto oltre 50mila iscritti e 24 milioni di visualizzazioni. È stata protagonista della SPAH Convention e ha vinto il secondo posto al World Harmonica Championship 2009.
Fin dall’inizio, è riuscita a coprire un’ampia gamma di generi, blues, celtico e jazz grazie all’uso dell’overbending che permette di suonare l’intera scala cromatica su un’armonica diatonica.
Jerry Portnoy: “Il modo di suonare di Christelle Berthon è superbo sotto ogni aspetto: musicalità meravigliosa, maestria tecnica, ma soprattutto un suono bellissimo che trasmette sentimento ed emozione”.
Christelle Berthon: alcune domande sull’armonica e sull’artista
1.Cosa ti ha spinto a prendere in mano un’armonica come strumento e quali sono le tue principali influenze musicali?
All’epoca suonavo e studiavo oboe e volevo provare qualcos’altro. Conoscevo solo due tipi di musica: musica folk/celtica e classica. Sono sempre stata attratta da altri tipi di musica, quindi l’armonica sembrava essere lo strumento adatto: economica e abbastanza lontana dall’oboe su cui stavo lavorando . Ho ascoltato armonicisti del passato e mi sono innamorata di Sonny Boy Williamson II (Rice Miller). Da allora mi sono appassionata.
2. Conosci la teoria musicale? Se sì, perché pensi che sia importante per un armonicista? Se no, perché pensi che un armonicista possa farne a meno?
Sì, suonavo l’oboe classico e la conosco, ma per il blues non penso che sia rilevante usare l’intera teoria musicale. Non fraintendermi, è sempre un’ottima idea sapere di cosa si sta parlando. Come musicista dovresti capire e applicare le nozioni come sapere cos’è una scala, un tono e un semitono, cos’è il ritmo, l’indicazione del tempo, cambi di accordi. Tuttavia il blues e la musica country fanno principalmente parte della tradizione orale. Per qualsiasi altro tipo di musica (Beatles, musica pop, jazz ecc..) penso che se non capisci la teoria musicale tu sia un musicista morto.
3. Che tipo di attrezzatura usi per riprodurre e registrare i tuoi video di YouTube? Sembra che di tanto in tanto sia piuttosto diversa, quindi qual è la tua configurazione preferita?
La mia attrezzatura è sempre la stessa: un Mac mini, un’interfaccia audio Focusrite Scarlett 4/2 e uno splendido microfono Ehrlund M1, poi lavoro con alcuni plug-in in Logic Audio. Per il suono elettrificato ora uso un “bullettini” e utilizzo diversi plug-in.
4. Non sembra che tu sia in giro ad esibirti sui palchi, usando invece la tua casa come palcoscenico per il mondo. Per una armonicista con le tue abilità esibirsi in tournée sembra essere il passo naturale da compiere. C’è un motivo particolare per cui ti piace di più questo approccio? Sì, non suono molto dal vivo e me ne pento molto, voglio dire a volte vengo assunto per fare concerti, ma suono sempre da sola sulle basi (sarò in Italia l’anno prossimo, nel 2023), ma è un ferita che non si rimargina mai. Il motivo principale è che sono pessima nei rapporti umani, non so come entrare in contatto con altre persone, non ho alcuna abilità sociale a causa del mio autismo. Essere un musicista in tournée significa avere il 70% di abilità sociali e il 30% di abilità musicali e, poiché mi manca il primo componente, è facile capire perché non sono riuscita a guadagnarmi da vivere suonando.
5. Ora sei endorser delle armoniche Dabell. Quali sono i motivi che ti hanno fatto diventare loro testimonial? Perché pensi che sia un marchio migliore di altri?
Le armoniche Dabell sono ottimi strumenti e, dopo il crollo delle armoniche Dannecker delle quali ero endorser, Benny Yoon mi ha proposto di diventare loro endorser. Dopo averne provata una ho trovato le 2 cose che cerco in un’armonica: essere intonata e la tenuta d’aria . Poi le modifico per ottenere gli overbending.
6. Pensi che l’armonica sia abbastanza popolare nel mondo? In caso negativo, come pensi che dovrebbe fare la comunità dell’armonica per aumentare la popolarità dell’armonica?
Non sono una che si adopera per la diffusione di questo strumento: se sei abbastanza consapevole e consapevole del mondo della musica, risulta chiaro che sotto molti aspetti il mestiere di musicista è diminuito molto dagli anni ’90. La batteria è stata sostituita da software, lo stesso per gli archi, negli anni ’80 diventare un successo mondiale significava avere 40 milioni di copie vendute, ora quando un artista vende 2 milioni di copie è già qualcosa di eccezionale. Il business della musica è stato ucciso da piattaforme come Spotify e simili, quindi la musica sull’armonica non interessa a nessuno, è un tipo di musica di nicchia e i giovani sono, di solito, attratti da qualcosa di più mainstream.
7. Pensi di pubblicare un album in studio in futuro?
Ne ho uno che si chiama “Breathe To Me”. Non ne vado fiera soprattutto perché l’etichetta mi ha fregato e non ho avuto abbastanza tempo per registrarlo come si deve. È stato un vero trauma sapere che tutti i soldi siano andati a quei ladri.
8. Suoni altri strumenti insieme all’armonica?
Sì dall’età di 3 anni suonavo il flauto dolce, poi suonavo l’oboe, ora mi diletto con il sassofono contralto.
9. Qual è la domanda che hai sempre voluto farti, come armonicista, ma nessuno l’ha fatto?
La domanda sarebbe “Perché sei così triste quando suoni?”
L’impedenza è uno dei primissimi fattori che un armonicista guarda in un microfono, ma siamo sicuri che sia davvero capita? In questo articolo facciamo un po’ di chiarezza. Senza giri di parole, senza misteri. Per farti acquistare in sicurezza.
Per definizione, l’impedenza è “resistenza a un segnale di corrente alternata”. Nel nostro caso è il segnale del microfono che usiamo che altro non è che un’immagine elettrica del nostro suono. In realtà, tutto ciò che conta è la “potenza”, tuttavia possiamo avere la stessa “potenza” con bassa tensione (Volt) e tanta intensità di corrente (Ampere) o con alta tensione e bassa intensità di corrente. L’impedenza, essendo a tutti gli effetti una resistenza, si misura in Ohm (simbolo Ω).
Nella pratica dobbiamo avere un carico di segnale con il quale nutrire l’amplificatore che sia quello che il nostro amplificatore si aspetta, in modo da far funzionare al massimo delle possibilità entrambi.
Un esempio pratico è quando colleghiamo un microfono con elemento ceramico o cristallo che di norma ha un’uscita a 5MΩ (5 Mega Ohm) ad un amplificatore per chitarra che, di solito, si aspetta un’impedenza di 50KΩ (0,05 Mega Ohm). Il risultato è un suono sottile, senza bassi. Insomma senza tono. Questo perché le due impedenze non sono lontanamente corrispondenti.
Nel mondo dei microfoni abbiamo principalmente due gruppi: quelli a bassa impedenza e quelli ad alta impedenza. I primi sono i microfoni che usiamo normalmente per cantare (e di tecnologia più recente), vengono collegati all’impianto voce e permettono di essere collegati a cavi molto lunghi senza perdita di segnale o ronzii.
I microfoni ad alta impedenza, invece, sono microfoni che normalmente hanno un’uscita con connettore Switchcraft (dove inserire un cavo da chitarra e poi collegarlo all’ampli) oppure direttamente con un cavo che finisce con un connettore chiamato “jack” (che misura 1/4 di pollice) che viene collegato direttamente all’amplificatore.
I microfoni “bullet” o a “fanale di bicicletta” più popolari e diffusi sono ad alta impedenza.
Quindi basta solo un’alta impedenza per il suono che voglio?
La risposta è dipende.
Esistono, come abbiamo visto microfoni ad alta e bassa impedenza. Ma esistono anche microfoni a doppia impedenza (il 545 della Shure ne è un esempio: c’è un selettore interno che permette di cambiare l’impedenza di uscita) e microfoni a media impedenza. Un microfono ad alta impedenza (come spesso si vede su Ebay, nelle foto dei vari venditori) non significa che quello specifico microfono suonerà bene. Significa solo che ha un segnale di uscita alto. Ma non ci darà caratteristiche sonore del microfono che, ipoteticamente, potrebbe non avere quel mordente che cerchiamo o quei bassi che vorremmo.
Per collocare le impedenze, diciamo che a grandi linee tutto ciò che sta intorno ai 1000 Ω è alta impedenza, 50-100 Ω è bassa impedenza e ciò che sta nel mezzo è media impedenza.
Alta impedenza non significa necessariamente un microfono che va bene ovunque: se usiamo un microfono ad alta impedenza su un amplificatore piccolino (magari un 5 Watt), questo distorcerà immediatamente, prima di portarlo ad un volume apprezzabile.
Come mai?
Qui entra in gioco l’headroom.
L’headroom è un termine che si usa spesso quando si parla di amplificatori, ma è stato preso dal mondo delle automobili: è lo spazio che c’è tra la testa del guidatore e il cielo dell’automobile. Negli amplificatori è il volume fino al quale l’ampli suona pulito e oltre il quale inizia a “crunchare” o, se preferiamo, a saturare o distorcere.
Maggiore è l’headroom più alto sarà il volume che l’amplificatore sparerà prima di raggiungere il suono saturo che normalmente cerchiamo. Ampli con wattaggio più grande hanno maggiore headroom, ampli con wattaggio più piccolo hanno minore headroom.
Da qui capiamo immediatamente come ampli e microfono (o headroom e impedenza) lavorino in maniera simbiotica e che non ci sia una sola risposta per tutte le esigenze.
Il suggerimento che ci sentiamo di darti è quello di acquistare prima il microfono che soddisfa le tue esigenze e poi andare a caccia dell’amplificatore che faccia al caso tuo. Spenderai meno e potrai portare con te il microfono se vorrai testare degli amplificatori.
Ma se il mio microfono non ha l’impedenza giusta per quell’amplificatore?
La soluzione è ad oggi molto semplice. Si acquista un convertitore di impedenza.
Nel caso ci serva trasformare un microfono a bassa impedenza in uno in alta, basta acquistare uno spinotto come questo qui sotto: prevedere di essere collegato tra il cavo XLR (o canon) del tuo mic e l’amplificatore.
Nel caso dovessimo, invece, collegare un’alta impedenza ad un ingresso a bassa impedenza, dovremo usare una D.I. Box.
Ultime considerazioni
I microfoni e gli amplificatori funzionano meglio con determinati livelli di carico o di drive, rispettivamente. Per questo è importante “abbinare” l’impedenza del microfono all’impedenza del dispositivo a cui è collegato: un amplificatore, un pedale, un trasmettitore wireless…
I trasformatori di impedenza sono dispositivi semplici che possono “abbinare” un microfono a bassa impedenza ad un carico ad alta impedenza, o viceversa. A causa dei sessi dei connettori coinvolti, i dispositivi che collegare microfoni a bassa impedenza ad alta gli ingressi di impedenza sono generalmente indicati come Trasformatori di Impedenza, mentre dispositivi che collegano microfoni ad alta impedenza ad ingressi a bassa impedenza sono indicati come “D.I Box (D.I. sta per Direct Input “Ingresso diretto”)”.
I sistemi a bassa impedenza sono arrivati più tardi di quelli ad alta impedenza e sono stati sviluppati per poter usare cavi molto più lunghi e respingono meglio il rumore (come il ronzio) che è tipico di un cavo.
Non vi è alcuna differenza nel tono e nella resistenza al feedback tra microfoni ad alta o bassa impedenza.
I microfoni a bassa impedenza sono quasi sempre cablati con connettori “XLR” come standard mondiale del settore.
Per i dispositivi ad alta impedenza vengono utilizzati diversi tipi di connettori, incluso l’XLR, tuttavia, quando si utilizza XLR, il cablaggio del cavo è diverso da quelli in bassa impedenza. Mescolare cavi e microfoni a bassa e alta impedenza solo perché possono essere collegati insieme può portare a scarse prestazioni.
Non c’è niente di sbagliato nel collegare un microfono ad alta impedenza con un connettore XLR a un carico ad alta impedenza (come un amplificatore) con un cavo che ha XLR a un’estremità e jack all’altra. C’è qualcosa di sbagliato, tuttavia, nell’usare lo stesso cavo per collegare un microfono a bassa impedenza all’amplificatore. Innanzitutto, c’è una mancata corrispondenza di impedenza e nessuno dei due funzioneranno come potrebbero.
Speriamo di averti chiarito ogni dubbio e, come sempre, siamo a tua disposizione. Basta contattarci
Non basta usare gli effetti: per ottenere i risultati ottimali dobbiamo saper costruire una corretta catena del suono.
La catena del suono o catena degli effetti è la successione che guida la costruzione corretta del suono finale dell’armonica amplificata, in pratica è la corretta successione del posizionamento dei pedalini. Questa regola generale ci permette, quindi, di posizionare la successione degli effetti che usiamo per ottenere il miglior risultato finale.
Sapere in quale ordine inserire i vari elementi nell’amplificazione dell’armonica è importante. Per farlo in maniera adeguata dobbiamo capire le funzioni dei vari effetti che possiamo collegare all’armonica.
Come in ogni altro lato della musica, non c’è una regola fissa, ma abbiamo una linea generale che viene seguita per creare un sound usabile.
La Catena Del Suono
NON è necessario collegare tutti gli effetti indicati, quello che notiamo qui sopra è l’ordine ideale di posizionamento degli effetti.
Dal Pre-Amp posso saltare direttamente al Distorsore, oppure collegare il microfono a questo direttamente, ma è importante è non partire con il Delay, ad esempio. Questo perché delay o riverbero sono effetti che creano l’ambiente in cui viene inserito il nostro suono: è pertanto saggio prima formare il timbro che vogliamo ottenere e poi metterlo in uno spazio. Il distorsore andrebbe a distorcere anche il suono creato dagli effetti di ambiente delay creando risultati difficilmente utilizzabili.
La regola, anche qui, è sperimentare e trovare una soluzione che porti al risultato che abbiamo in testa.
Il suono giusto, quello che cerchiamo, sicuramente è stato ispirato da qualcuno che abbiamo ascoltato, ma abbiamo in testa un’idea di ciò che vogliamo raggiungere?
Per evitare di spendere fortune in pedali e farsi suonare da questi (oltre che farsi, spesso, affascinare dal “sentito dire” e dalle “nomee”), suggerisco di usare un effetto alla volta, magari di fascia economica per iniziare. Se sappiamo cosa fa un certo effetto e ci piace il risultato, allora possiamo pensare a qualcosa di più costoso e specifico, ma acquistare questo o quel pezzo di equipaggiamento perché ce l’ha questo o quell’armonicista è qualcosa di poco saggio, sia per il risultato musicale che cerchiamo, sia per le nostre tasche.
Il mondo dell’armonica amplificata è immenso e pieno di variabili, ma la costante è la presenza del microfono.
In giro ci sono tante teorie diverse quante le fonti dalle quali arrivano. Oggi vogliamo fare chiarezza e aiutare chi vuole acquistare un microfono per armonica ad orientarsi.
La prima cosa da sapere è che esistono due categorie di microfoni usati con l’armonica: a stelo (detti volgarmente in italiano i “gelati” per la loro forma) e i bullet (detti anche a “fanale” perché la forma ricorda proprio un faro di biciletta o di una moto).
Shure SM 58 – microfono a stelo
Shure 520 DX – microfono bullet
Microfono A Stelo
Il microfono a stelo è il più diffuso nel mondo della musica: si usa per cantarci dentro, per suonarci l’armonica davanti quando vogliamo catturare il suono acustico dell’armonica (quindi senza saturazione/distorsione) e tutti gli effetti dati dalla variazione del cupping o per microfonare gli strumenti e gli amplificatori.
Il risultato è un suono definito, saturo, pieno e carico di sustain.
Cosa hanno fatto? Hanno scelto microfoni con la possibilità di cambiare l’impedenza da bassa a alta. Parleremo dell’impedenza tra un attimo.
Le marche più diffuse per questi microfoni sono Shure, Electrovoice che permettono, con alcuni modelli, di cambiare l’impedenza.
Paul Butterfield e il suo mitico Shure PE 54 – una delle versioni del più diffuso 545.
Microfono Bullet
Il microfono bullet, invece, è rappresenta la storia dell’armonica amplificata. Questo per alcune fortunate coincidenze:
Erano microfoni economici, forse i più economici, disponibili all’epoca dell’armonica amplificata (circa gli anni 40 del ‘900). Il loro prezzo era di 16,50 dollari, contro il 67,50 di un modello come uno Shure 55 Unidyne
Erano, inizialmente, ad alta impedenza.
Il loro taglio frequenze era perfetto per l’armonica: dopo i 5000Hz (dove l’armonica ha quegli acuti importanti) iniziava una discesa della risposta e quindi riuscivano a catturare la parte di medio-bassi che, se enfatizzati, donano calore e pienezza all’armonica.
La scocca del bullet è perfetta da impugnare e l’armonica può essere appoggiata senza problemi sulla griglia
Con un cavo si entrava direttamente negli amplificatori che esistevano (ad ingresso jack) fin dagli anni 40
La combinazione tra l’armonica vicina all’elemento interno del microfono riusciva a creare un segnale di uscita che sovraccaricava gli amplificatori arrivando al timbro saturo che tutti conosciamo. Non si sa se il risultato fosse voluto o sia stato associato all’armonica amplificata per puro caso.
Queste fortunate cause hanno comunque scritto la storia del suono amplificato dell’armonica.
Rod Piazza e il suo microfono Bullet
I bullet più diffusi sono di marca Shure (con tutta la serie e i modelli che partono dal 1949 e arrivano ad oggi) e gli Astatic (con tutti i diversi modelli, tra i più famosi citiamo il T3 e il JT30).
Ci sono poi diversi tipi di elemento che vengono montati nei bullet: CM (Controlled Magnetic), CR (Controlled Reluctance), Ceramici e Cristallo. Questo articolo non approfondirà i principi di funzionamento di questi elementi, ma basti sapere che gli ultimi due sono fragili, non resistono nel tempo e hanno un suono più nasale, mentre i primi due sono quelli più duraturi e più diffusi nei bullet vintage.
Impedenza. Come Funziona?
Nonostante il timbro di un microfono non sia dato dall’impedenza, ma dalla sua risposta in frequenza, l’impedenza gioca un ruolo fondamentale.
Un amplificatore si aspetta di ricevere un segnale ad alta impedenza, come quello che arriva da una chitarra o da un basso. Connettere ad un amplificatore un microfono a bassa impedenza non è assolutamente sbagliato, ma non otterremo mai risultati soddisfacenti da un punto di vista di timbro.
Questo perché creiamo una discordanza tra impedenze.
In linea generale, quindi, dobbiamo collegare un microfono ad alta impedenza ad un amplificatore e un microfono a bassa impedenza ad un mixer.
L’impedenza è una resistenza al passaggio di corrente alternata. Si misura in Ohm. Se un microfono ha un’impedenza maggiore di 1000 Ohm (o 1K Ohm) significa che è ad alta impedenza. Quando è minore o uguale a 100 Ohm si dice che il microfono è a bassa impedenza, mentre con un valore tra 100 e 1000 Ohm è a media impedenza.
Essendo l’inglese lo standard mondiale per queste diciture troviamo alta, media e alta impedenza indicate rispettivamente con Low-Z, Medium-Z e Hi-Z.
Normalmente quindi vogliamo trovare un microfono ad alta impedenza sia esso un Bullet o un microfono a Stelo.
Nel caso in cui avessimo un microfono a bassa impedenza e volessimo connetterlo ad un amplificatore possiamo farlo con un trasformatore di impedenza: un connettore da applicare alla fine del cavo del microfono che va poi inserito nell’ingresso del amplificatore.
Qui a La Bottega Dell’Armonica non pensiamo che un armonicista debba scegliere il microfono perché il proprio eroe ne usa uno. Anche se è una strada percorribile e si deve sempre ascoltare, imparare e trarre esempio da chi ne sa più di noi, non significa andare alla cieca.
Suggeriamo di informarsi sempre del perché delle cose.
Il bullet che può usare Kim Wilson (o uno di quelli che usa) non è sicuramente quello che troviamo su Ebay, per quanto possa essere lo stesso modello e dello stesso anno. Tuttavia potrebbe essere un buon punto di partenza se rispetta le caratteristiche che abbiamo elencato qui sopra.
Se stiamo iniziando a suonare l’armonica o se stiamo iniziando ad amplificarci, allora un ampli piccolino e un microfono che abbia determinate caratteristiche (come un Harp Blaster) possono fare al caso nostro, se cerchiamo un suono saturo, con quella distorsione tipica del Blues o “bluesy”.
Se invece cerchiamo definizione, un suono pulito, meno “aggressivo” e con meno propensione al feedback (effetto larsen), quel fastidioso fischio che si innesca quando si collega un mic ad un ampli, allora un microfono a stelo fa al caso nostro.
Inoltre bisogna renderci conto che i vecchi bullet sono piuttosto tozzi e, se abbiamo le mani piccole, impugnarli può risultare difficile. Anche in questo caso optare per un buon microfono a stelo, magari a doppia impedenza o collegato ad un convertitore di impedenza può essere la soluzione migliore.
La Dabell Story è lo strumento entry-level della Sud Coreana Dabell.
Un comb in ABS, ance in fosforo bronzo e cover in acciaio, unite ad una forma più larga e profonda, ideale anche per chi ha mani grandi e che non compromette la suonabilità.
La sua controparte più popolare potrebbe essere la Hohner Special 20, ma con questa condivide poco: la timbrica, infatti è piuttosto rotonda, scura e calda anche paragonandola agli altri due modelli Dabell, la Noble e la Contender.
Un’armonica precisa, reattiva e dalla perfetta tenuta ermetica. Uno strumento che è sicuramente adatto a chi inizia, ma che saprà soddisfare anche il palato dell’armonicista più navigato. Anche chi cerca qualcosa che si avvicini al mondo Suzuki senza però entrare in una fascia di prezzo piuttosto importante può guardare alla Story.
Troverà praticamente la stessa qualità a quello che è effettivamente metà del prezzo di listino della casa giapponese.
Riccardo Grosso ha testato per noi questo modello in questa video recensione.
La Dabell Story rappresenta quindi un ottimo strumento e il prezzo, accessibile a tutti, non deve trarre in inganno: si tratta di un’armonica di qualità e di sicure soddisfazioni.
Inoltre, per qualsiasi evenienza, La Bottega Dell’Armonica ha attivato il Dabell Harmonica Service: una collaborazione esclusiva in Europa con Dabell per fornire tutta l’assistenza tecnica necessaria per chi suona le Dabell.
Per scoprire la Dabell Story ti basta cliccare qui sotto.
“Quello che mi ispira di più della mia carriera? Essere stato in grado di guadagnarmi da vivere suonando la musica che ho sempre amato e che volevo suonare sin dai primi anni ’50. Il fatto che io sia ancora coinvolto nel godermi una carriera entusiasmante in questo momento è davvero impagabile. Lo sto facendo alla vecchia maniera e non è facile..”
Taj Mahal
Taj Mahal è una figura musicale imponente, una leggenda che ha trasceso il blues non lasciandolo indietro, ma rivelando la sua magnifica portata al mondo. A più di 50 anni dal suo debutto da solista vanta tre vittorie ai Grammy, l’appartenenza alla Blues Hall of Fame e un Lifetime Achievement Award dall’Americana Music Association.
Nato ad Harlem nel 1942 da genitori musicisti, e trasferitosi a Springfield, Massachusetts all’inizio degli anni ‘50 si trovò in un crogiolo microcosmico di immigrati provenienti da tutto il mondo: Caraibi, Sud America, Europa, Mediterraneo, Siria, Libano.
Nel 1967, il debutto omonimo di Taj annunciò l’arrivo di un audace giovane bluesman. Fa seguito, L’anno successivo il secondo album The Natch’l Blues. E l’esibizione nel The Rolling Stones Rock and Roll Circus, un film destinato alla BBC insieme a Rolling Stones, The Who e Marianne Faithfull.
Gli anni ’70 furono un periodo di registrazione produttivo e ambizioso per Taj, iniziò a sperimentare fusioni e flirt globali con l’intenzione di scoprire sia il nuovo che il vecchio ignorando i confini imposti dal commercio. Il suo blues grintoso iniziò a incorporare latino, reggae, caraibico, calypso, cajun, jazz e altro, il tutto stratificato su una base di radici distintamente afrocentriche.
Negli anni 90 le vittorie consecutive ai Grammy per il miglior album blues contemporaneo insieme alla Phantom Blues Band con Señor Blues e Shoutin’ in Key.
Nel 2008, In occasione del 40° anniversario della sua carriera discografica da luce all’album “Maestro” seguito da “TajMo” del 2018 in collaborazione con Keb’ Mo’ segna il suo terzo Grammy.
Diversi progetti sono attualmente in lavorazione, Taj rimane entusiasta. Mentre pensa alle dozzine e alle dozzine di album, collaborazioni, esperienze dal vivo e suoni catturati, trova soddisfazione in un’idea principale. “Finché non sto mai seduto qui a dire a me stesso: ‘Sai? Hai avuto un’idea 50 anni fa e non l’hai portata a termine, ‘Sono davvero felice”, dice. “Non importa nemmeno che le altre persone lo sentano. È importante che io lo senta, che l’ho fatto”
Ciò che guida il grandissimo Taj Mahal non sono i riconoscimenti o i premi, ma un’identità di vero Artista della musica: “Non è fame, non è lussuria o una sete di fama. È solo un mezzo per una maggior conoscenza di sé, per rendersi conto che quasi tutto è proprio dentro di noi. Siamo così abituati a cercare le cose fuori di noi stessi, mentre ciò che cerchiamo è proprio qui, dentro di noi e dentro la musica”.
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